Numerosi sono stati gli artisti che il 3 e il 4 ottobre 2020 hanno preso parte con le loro opere - molto diverse tra loro ma accomunate dalla volontà di trasmettere un messaggio forte , in alcuni casi di speranza e in altri di denuncia - alla mostra collettiva "Touch me softly or not" organizzata da Martina Sperduto per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne.
Tra le opere esposte al Mulino del Ghitello all'interno del Parco delle Gole della Breggia - tutte meritevoli di attenzione e portatrici di un senso profondo - si sono in particolar modo distinte quelle di Madeleine Staubli, Bea Merkel e Cora Pappalardo, che sono state premiate dalla giuria.
Oggi ci occupiamo di Cora Pappalardo, del suo percorso artistico e dell'opera "La mia rinascita" con la quale ha partecipato all'esposizione "Touch me softly or not", venendo premiata dalla giuria.
Cora Pappalardo è una giovane artista di 29 anni, che si avvicina al disegno fin da piccola, probabilmente influenzata, in parte, dal fatto che il fratello di sua nonna fosse anch'egli un pittore. Il disegno diventa quindi per lei ben presto un modo per esprimere ciò che sente e per estraniarsi dalla realtà, qualcosa di simile a una profonda necessità interiore.
Finite le scuole medie decide quindi, in modo naturale, di intraprendere un percorso artistico, e si iscrive al Centro scolastico industrie artistiche (CSIA) in cui, tra le varie sezioni, sceglie una di quelle che offrono le maggiori possibilità di disegnare a mano libera, ossia tecnologia del tessile-design, senza però valutare la difficoltà di trovare poi degli sbocchi professionali in questo settore, sia nella realtà ticinese sia all'estero.
Nel 2010 si diploma, dunque, come Tecnologa del Tessile Design - cioè la persona che progetta i motivi che vengono poi stampati su tessuti di arredamento o abbigliamento - ma, una volta finita la scuola, per qualche anno smette di disegnare, come se avesse perso l'ispirazione. In compenso, però, a 18 anni scopre il pianoforte, di cui si innamora follemente, e in cui trova un mezzo potente per incanalare le emozioni e per affrontare i propri demoni in un momento spesso difficile come quello dell'adolescenza.
Negli ultimi 10 anni Pappalardo svolge diversi lavori e fa molte esperienze professionali senza tuttavia riuscire a trovare il lavoro che fa davvero per lei; da circa un anno ha però ripreso a disegnare e a dipingere.
L'artista racconta in questo modo il suo rapporto con l'arte:
"Per poter creare si deve entrare in contatto con le proprie sofferenze, con le proprie paure, bisogna avere coraggio e quel momento in cui inizio a dipingere è un momento che appartiene solo a me, in cui mi prendo cura di me stessa e della mia anima, liberandola da qualche peso. Per questo non è facile per me iniziare, poi però quando lo faccio mi sento molto bene; spesso inizio e poi, dopo qualche ora, mi fermo e riprendo in un secondo momento fino a quando tutto quello che avevo da dire è visibile agli occhi."
Cora Pappalardo ha partecipato alla mostra “Touch me softly or not”, perché ha ritenuto che il tema fosse talmente importante da sentire che fosse necessario prendere parte al progetto e dire qualcosa in merito.
L'opera La mia rinascita, con la quale ha partecipato alla mostra, consiste in una scultura realizzata con tecnica mista. Il soggetto rappresentato è una figura femminile alata che cerca di uscire da una gabbia di filo spinato. La donna è raffigurata in piedi, appoggiata con un piede su un sasso, mentre è impegnata nello sforzo di liberarsi, di rinascere come dice il titolo della scultura. La liberazione è sul punto di farsi, ma per potersi realizzare completamente implica un percorso, un cammino, solo in parte portato a compimento dal soggetto dell'opera, in quanto la mano della donna è l'unica a essere ormai oltre il filo spinato. La postura del corpo, proteso verso l'alto, lascia però intravedere la volontà del soggetto di continuare quel percorso di rinascita e liberazione e porta dunque lo spettatore a credere che esso avrà un esito positivo.
L'opera racconta il lato psicologico della violenza più che quello fisico; racconta dell'umiliazione, della manipolazione, della sensazione di non sentirsi mai abbastanza e di non sentirsi ascoltati. Come indica il titolo dell'opera, essa parla del dolore che implica il tentativo di rinascere, e della crescita interiore, di quel momento in cui si raggiunge la consapevolezza che è arrivato il momento di salvarsi, di risalire il pozzo e vedere la luce. La figura di donna, che si protende verso l'uscita dalla gabbia che l'avvolge, racconta dei sacrifici che si fanno per trovare il proprio posto nel mondo e nella vita, facendosi spazio tra persone che tendono a soffocare la personalità degli altri e a farli sentire delle nullità, così da riuscire finalmente a spiccare il volo e a trovare la propria strada.
L'opera ha richiesto diversi mesi di preparazione. Prima di giungere a questa soluzione, l'artista ha infatti passato in rassegna molte idee, provando dapprima a realizzare un dipinto per poi sentire di dover fare qualcosa di più “concreto” a livello visivo per rendere in maniera efficace questo tema.
Nel suo percorso artistico Cora Pappalardo - che si diverte anche a dipingere mobili, cassetti, piatti o vari oggetti unicamente per il gusto di farlo - spazia dalla pittura alla scultura, con una predilezione per le figure femminili, spesso protagoniste dei suoi dipinti. Queste figure di donna, come avviene nella scultura La mia rinascita, sono spesso alate, come a voler rappresentare la volontà di superare una realtà soffocante e a simboleggiare un desiderio di libertà, la ricerca di un nuovo inizio. Spesso appaiono parzialmente celate dietro forme e tratti colorati, i quali sembrano talvolta rappresentare la confusione e le emozioni contrastanti dei soggetti rappresentati.
Nella scultura Dad, realizzata in pietra ollare, Pappalardo rappresenta invece un abbraccio tra padre e figlia, raffigurati in un gesto riconciliatore che suscita un senso di protezione e vicinanza.
L'opera rappresenta la protezione, il perdono, il riavvicinamento. Per trasmettere un senso di volume e movimento, l'artista ha scelto di tenere alcune parti grezze e di lucidarne altre.
L'arte come mezzo di espressione e superamento dei propri tormenti, come mezzo per confrontarsi con se stessi e per condividere con altri le proprie emozioni e la propria esperienza di ciò che significa vivere.
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