Franco Barbato Fuentes è nato a Santiago del Cile nel febbraio del 1983. Cresciuto con un piede dentro casa e un altro sulla strada, ha imparato a trovare la bellezza nella crudeltà e quella è stata la spinta sufficiente per lanciarlo, fin dai suoi 15 anni, nel mondo della scrittura. Poesie, racconti, pensieri hanno riempito più di 100 quaderni (sempre senza righe). Ha fatto la scuola di giornalismo e storia solo perché era lo spazio giusto per permettergli di continuare a scrivere. Ha lavorato in radio, tv, giornali, riviste e attualmente è colonnista di due riviste digitali cilene. I suoi vissuti a Santiago, in Australia, Patagonia e, da quattro anni, in Svizzera, hanno accresciuto la sua fame di esprimersi, di comunicare i propri pensieri, di ascoltare l’altro, visto che ritiene che ogni persona porti con sé una storia che merita di essere raccontata.
Fondamentalista della poesia ha partecipano a numerosi poetry slam, li ha trovati belli, ma pensa che la vera poesia sia radicata nel silenzio dello scrittore al momento della creazione che va a toccare il silenzio del lettore al momento della lettura. Tutto il resto lo reputa un bel circo, ma che rimane circo. Franco si descrive come utopico, sognatore, assurdo e atemporale; una persona che desidera la trascendenza, non la fama e che sporca la carta per pulire la propria anima.
LA COMPLICITÀ DEGLI ALBERI
Sdraiato sull’erba
Guardando lassù
Agli alti alberi
Il vino è sangue
E ubriaco sorrido
Nel ventre di mia madre
Senza ricordi. Senza tempo.
Tranquillo essendo
La mia natura di zero
Assoluto e cosmico
Scatenato dal morale
E delle sue verità mentite.
Del mio silenzio
una scala immagino
Sale dalla mia lingua
E si perde nella nebbia
Arriva la città martellando le mie orecchie
Investe il mio silenzio
Urla ai miei fiumi
Sangue e vino
E l’albero
Divino
Sorride
Sono i fiumi
Sono mari e lava
Salgono mentre guardo
Ti amo tanto, alto albero
Ti amo perché non sei mio.
NON MI IMPORTA
Non mi importa avere perso mio padre
Non mi importa la morte della mia famiglia
Non mi importa che la vita flagelli la mia infanzia
Non mi importa
Non mi importano i ricordi che si sotterrano
Sotto un albero che ho dimenticato
Non mi importa che questa corta vita mi dia lunghe tristezze
Non mi importa
Non mi importa la punizione contro la mia memoria
Non mi importa la lontananza
Né l’amara malinconia
Delle immagini che spariscono
Che se ne vanno dalla mia pelle
Non mi importa se spariscono
I tuoi consigli macabri
Non mi importa
Non mi importa
Non mi importa la crudeltà dell’urlo che persegue i miei sonni
Non mi importa se metti la pistola nella tua bocca
O se sputi a mia madre
Non mi importano le bugie, castelli di delusioni piantati
Fra le tue parole mentite e le tue risa
Fra la rabbia sfrenata e lo sguardo assassino
Non mi importa se sparisci o se rapido muori
Non mi importa
Non mi importa perché la morte ti sta bene
Come un cappello nero per la passeggiata autunnale dopo pranzo
Non mi importa se sali o scendi
Su quella soglia di mare e cielo
Per costruire nuovi palazzi,
imperi disabitati.
Non mi importa se cadi e ti mangiano i pesci
Perché l’eternità non si negozia
Semplicemente la meriti.
RETROMOMENTO
La pistola era nella mia mano. La mia mano cadeva dal mio braccio. Il mio braccio pendeva dal mio corpo. Il mio corpo eretto sulla terra. La terra inquinata dagli umani. Gli umani infettati dai sistemi. I sistemi resistendo gli anni. Gli anni costruendo secoli. I secoli partorendo storie. La mia storia è stata raccontata da un proiettile. Il proiettile veniva dalla mia testa.
CAMMINARE SOTTO L'ACQUA
Io, io mi arrangio in salita o quando cado la vita mi sembra un volo al mattino, tra la realtà e il sogno si mescolano le percezioni e il corpo scivola dall'anima indomita che regna sul prato onirico dall'anima che pende di un pensiero, di un ricordo dimenticato
fra luci ed ombre c'è questa parola e fra le mie parole e il tuo silenzio un fiore rompe il pavimento un sorriso sfida violento un bacio tocca un altro bacio le bocche si aprono le lingue giocano come i pesci gli occhi si spengono la tua bocca e la mia bocca: un mare notturno una notte senza luna un angolo di umidità e desiderio e i baci, amore mio, sono i miei piedi toccando le radice della terra e le mie mani schiacciando le stelle, i soli, la materia oscura
io mi arrangio volando o nuotando solo devo girare i miei occhi solo devo trovarti e amarti tra il rumore della città e il silenzio dei miei passi.
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