Stefania Ferregutti si è diplomata come creatrice di tessuti al Centro Scolastico per le Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano, e si muove tra la creazione di abiti e gioielli e la scrittura, espressioni artistiche che percepisce come intimamente legate tra loro.
Prima di chinarci sulle sue opere, le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla meglio.
Quando hai iniziato a scrivere e a creare tessuti?
Ho scoperto il mio lato artistico in età adulta, mentre per ciò che concerne le poesie ed i racconti brevi vi sono già state delle manifestazioni in età più giovane. Scoprire l’amore per l’arte e quanto di creativo vi era in me mi ha aiutato a riprendere possesso di ricordi molto lontani, attraverso i quali ho compreso che tutto questo potenziale era già presente, nascosto in un angolino della mia persona alla quale probabilmente mancava la giusta luce.
Quale legame c’è tra la poesia e le tue creazioni tessili? Come vivi questi due linguaggi diversi tra loro?
L’ispirazione per i miei lavori sia in forma di poesia che in forma di opere tessili è multiforme, non ho una sola fonte alla quale attingo per tutto ciò che plasmo, mi piace immergermi nei libri che leggo, nei film che guardo: un’immagine, un frammento di tempo nel quale un qualcosa si manifesta possono corroborare lo stimolo necessario per iniziare a progettare. Tra le opere e le poesie vi è una connessione vibrante come una corda di violino, entrambe specchi di una mente affollata di mondi sommersi ma altrettanto ancorata alle inevitabilità del reale come luogo non dal quale fuggire, ma dal quale proteggersi con infinite immagini che esaltino la profondità emotiva umana e la sua propensione a costruire il bello salvifico che ci infiamma di passione e ci culla in una serenità protettiva.
Quali tecniche utilizzi per creare i tuoi abiti?
Le tecniche usate per i lavori sono molto varie ed ancora in totale progressione e sperimentazione: passo dalla progettazione di costumi, alla loro decorazione con svariati materiali, alla tintura di tessuti a mano con i metodi shibori/tye&dye, alla progettazione di installazioni tessili. Mi piace variare nei progetti per potermi esprimere in modi sempre diversi, dandomi una sensazione di dinamicità e soprattutto di libertà, un privilegio che custodisco come il più grande dono che la vita mi abbia concesso.
Uno sguardo sulle opere tra poesia e creazione tessile
Seppur la poesia e la creazione tessile siano pratiche molto diverse tra loro che si esprimono attraverso linguaggi differenti, i lavori di Stefania Ferregutti attingono a uno stesso serbatoio di immagini. Sia nelle poesie sia negli abiti compaiono numerosi riferimenti alla natura, alle stagioni, ai fiori. Vi si trova un’attenzione verso gli elementi naturali e in particolare verso il mondo floreale, che da un lato è presentato come fragile, puro, candido mentre dall'altro è investito di una certa sacralità e diventa così metafora di un mondo altro, spirituale. I fiori diventano simbolo di leggerezza ma al contempo di resistenza; si tratta di elementi terreni che diventano in qualche modo testimonianza di una realtà altra, di un candore legato a qualcosa che trascende l’elemento naturale ed è piuttosto correlato al divino, alla spiritualità.
Nell'opera di Ferregutti, le stagioni paiono scandire il ritmo della vita non solo esteriore ma anche interiore dell’uomo in quanto diventano
metafore del rinnovamento del suo spirito. L’abito “Vento di primavera”, ad esempio, coniuga bene l’aspetto della leggerezza, della brezza primaverile, espresso attraverso le trasparenze e la leggerezza impalpabile del tessuto, agli elementi floreali e ricorda un po’ nelle sue forme, il celebre quadro di Botticelli “La Primavera” e in particolare riporta da un lato al letto di fiori che spicca sulle tonalità scure del prato e dall'altro al vestito di Flora.
La primavera, stagione del risveglio e del rinnovamento, si trova d'altronde anche nella poesia “Risveglio di novembre” di Stefania Ferregutti che, seppur ambientata in un mese autunnale, narra di un “risveglio” che è inteso in senso letterale come risveglio dal sonno, ma è anche risveglio di una coscienza che si sente parte della natura e del cosmo che la circondano.
Risveglio di novembre
Saturo di miraggi
alla deriva il corpo
solca sussurri in onde
alla sponda lattiginosa
della veglia e
il primo sguardo
sui monti vaga,
alle costole rugose degli abeti
arsi dalle maree solari,
respiro divino che
da bronchi colmi d’azzurro
inietta nel pallido petto
il giorno nuovo.
Anche in questa poesia, così come nell'abito sopracitato, troviamo elementi eterei come le "maree solari" (v.9), il "respiro divino" (v.10), i "bronchi colmi d'azzurro" (v.11). Questi richiami all'impalpabile, a ciò che si intravede ma sfugge, hanno un legame con le trasparenze e la leggerezza dell'abito "Vento di primavera" e mostrano come Stefania Ferregutti porti avanti un discorso comune sia in poesia sia nella creazione dei suoi abiti.
Un altro tema comune è poi quello dello spirito. Esso ha un ruolo importante sia nella poesia sia negli abiti di Ferregutti e non è un caso che uno di questi si chiami “La sacra musa”.
Nella stessa direzione va anche la poesia "Anima serena".
Anima serena
Salva quell'unico fiore
che cresce sul bordo del mondo,
esso è fragile e minuto
ma il pulviscolo del suo nettare
è potente come il sangue della prima dea
e si culla nei raggi perlacei,
i quali fluiscono come spiriti
dalla corona di colei che impera le selve notturne.
Giunge ora la benedizione,
dall'alta dimora del cielo,
avviluppata in una fortezza
come bianca perla in un guscio d’ostrica
e scende su quel fragile principio di vita,
come anima serenissima.
All'interno dei testi, i riferimenti alla spiritualità sono molteplici, troviamo infatti “anima serenissima”, “respiro divino”, “l’alta dimora del cielo”.
L’abito “La sacra musa”, con le sue trasparenze e i suoi ricami, con la sua cintura realizzata con pietre incastonate simili alle perle e ai diamanti, con il suo velo traforato che finisce in pelliccia, ricorda la ricchezza e la solennità di certi abiti sacerdotali e al contempo trasmette una certa panteistica sensualità, che non può non ricordare alcuni versi di "Anima serena" come quel “è potente come il sangue della prima dea” (v. 5) e quel "della corona di colei che impera le selve notturne” (v.8). Anche i “raggi perlacei” (v.6) presenti nella stessa poesia richiamano la cintura sopracitata, mostrando come l’immaginario di Ferregutti si alimenti di simboli e immagini legate al sacro e alla purezza che l’artista esprime con mezzi diversi ma in un dialogo continuo.
La poesia di Stefania Ferregutti è una poesia in cui viene rappresentato un cosmo in cui operano forze spirituali e in cui gli aspetti della vita terrena sono assunti a simbolo di una realtà superiore. L’uomo, la cui natura è fragile e precaria, può riconoscere nel mondo sensibile quelle tracce di un mondo altro, arrivando a farsi cantore di quanto scoperto e di quei segreti che è riuscito per un attimo a carpire. Il compito dell'uomo, sembra dirci Ferregutti in "Lo straniero", è quello di farsi cantore del mistero della vita e cantore degli ultimi.
Lo straniero
“Di tomba in tomba io vado nel mondo,
a coloro che vengono dimenticati offro conforto,
in fredde cripte, per mari dispersi,
pensieri d’amore all'aria aspersi.
Per chi è mendico e mendica,
per chi muore nella violenza,
per chi si rifugia nel silenzio o
dalla vita piano si assenta,
io la loro carne lambisco
con la dolcezza della presenza.
Nessuno si chiamano i miei figli adorati,
chi straniero cammina lontano da allori dorati.
Su silenti tombe di grigi sassi,
dove lo strame attutisce dei morti i passi,
io erbe spargo fiorite e
anche l’ultimo tra gli ultimi nell'altrove va
con le memorie or riverite.
Sudario il lenzuolo sul rosso sangue
il volto del proibito amore ora esangue,
madida la fronte, occhi annebbiati,
i ricordi di gioia già offuscati.
Cantami una canzone lieve
della tua vita intona le gesta,
per chi già va dimenticando e
per chi senza calore nel mondo resta.
Di braccia in braccia un bambino viene salvato,
un nome nel silenzio appena sussurrato e
ciò che a quel triste silenzio s’appoggia
già diviene speranza in nuova foggia.
Resiste il seme, la radice, l’albero nel vento
dopo la fine tutto si rinnova e s’annulla il tormento,
occhi vigili tra i vivi, occhi scuri di lupo,
nella notte difenderà un Re dell’uomo l’ultimo rifugio.”
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