Alexandra Bastari, diplomata al liceo linguistico, nasce ad Ancona il 9 maggio 2000, ma cresce a Senigallia. Studentessa universitaria di Storia a Bologna, città in cui vive, qui coltiva anche la passione per la fotografia e l’arte.
Sin dall'infanzia, la scrittura è la vera protagonista stilistica della sua vita, che l’aiuta a combattere timidezza e introversione. Esordisce a quattordici anni su piattaforme social di narrativa, dove pubblica due romanzi e un terzo, rimasto incompiuto. Nel frattempo, si affaccia anche al mondo del giornalismo, collaborando con il giornalino scolastico del suo liceo, e solo qualche tempo più tardi, a diciotto anni, dopo il suo primo viaggio a Londra, approda alla poesia, iniziando a scribacchiare versi distratti sui bordi dei quaderni scolastici per poi trasferirli sul suo blog dietro uno pseudonimo che abbandona nel 2019.
Partecipa a svariati concorsi di poesia, risultando spesso finalista e vincendo il primo premio alla quinta edizione del Concorso Internazionale di Poesia per Studenti “Poesis” di Vietri sul Mare (SA). Al momento non ha pubblicato nessuna raccolta.
QUANDO FINIRÀ LA GUERRA
Quando finirà la guerra dei corpi
degli spintoni
dell'intifada
dei salassi
per un minuto non disturbatemi
per un minuto sarò gelosa
della mia ampolla delicata;
come un pesce che da solo impazzisce
e gira e si guarda dagli spiragli
dalle porte
dalla minaccia della rete madre
non voglio farci entrare nessuno
in certi luoghi - aspetto prima che mi diventino cari.
La mutezza è clorofilla
il danno è scoppiare le bolle
farle altoparlanti.
(Senigallia, 20 settembre 2019)
VEDO CON LE DITA
Se stasera vanifico la luce
spegnendo l'ultima stella
appiccicando per sempre la mia sorte
al buio
continuo - e so del mio sbaglio.
Mamma, ho elettricità sulle unghie
primitiva
vedo con le dita come un cieco.
(Bologna, 28 febbraio 2020)
PAUSA FERMA
Pare che anche Cristo
si debba reggere al chiodo,
suscettibile al bailamme dei bazar.
Dicono che pur serva a scolpire l'opera
sudare cagionevolezza sotto
le plafoniere di città.
Ma ricordo ci fosse una pausa ferma
in cui ripiegarmi
se in tutto questo
tu metti ancora il detersivo dei piatti
a testa in giù.
(Bologna, 31 gennaio 2020)
FAME
Io non so perché i gatti miagolino alle porte chiuse
perché proprio alle porte chiuse
senza sciocchi decori – quella è fame
riempirsi è estrema cura
con dolcezza cullarsi il graffio
delle gole secche.
Io mi vergogno di aver avuto fame
di fame aver pianto
io mi vergogno delle porte;
che mi bruci in bocca solo una fiammella di vita appresa
anche oggi ho un giorno in più
da gatto sazio,
tornami al presidio con una bella coda
farmi da guardia
leccarmi il pelo
proteggermi – a poco a poco
pure perdonarmi.
(Bologna, 01 ottobre 2019)
PER UN PUNTO PASSANO
Per un punto
passano infinite rette;
io ne ho conosciuta una
che su di me ha viaggiato
ad eccesso di velocità
e dietro di sé
la polvere lasciata
arroventava tutte le altre sagome.
È passato un po’ di tempo
e dalla grafia geometrica
si sbrina il vapore
ed io, punto,
consumato dalla retta ballerina
ho il cuore che scende le scale:
come un pallone sgonfio
cede ai gradini
l’ultimo calcio
e altro non vuole
che essere una cosa secca
che riprende a respirare.
(Senigallia, 21 maggio 2019)
ACCADEVA DI DIMENTICARMENE
Accadeva di dimenticarmene
come una spugna accanto al lavello.
Ebbi solo un sussulto: non ti vedevo da mille pianti.
Lurido cane - ci ricorderemo mai
di stendere la biancheria al rovescio?
Siedo sola al tavolo - picchia soffocata
una forchetta in più al nostro pranzo.
È così:
notte umida, confesso una presenza dal fondo.
E il vento che soffia mi chiedo da dove parta.
(Bologna, 23 gennaio 2020)
VENERE NON TRAMONTA
Venere non tramonta stanotte
ha deciso di sorvegliare per ripicca
le mie fasi
la trappola famosa dello strappo al giorno
mi sveste completamente.
In terra cerco sue copie di luce
lampadine ottuse
la calcolmania di un tizzo mi dice:
- per un attimo qui bruciò
un fuoco vero.
(Bologna, 18 febbraio 2020)
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